La strada Romea

Ravenna – Comacchio – Abbazia di Pomposa – Mésola – Chioggia – Mestre (Weekend, km 158)

 

DESCRIZIONE

La statale 309 o Strada Romea, tra Mestre e Ravenna, ripete il cammino, o almeno uno di essi, per cui, sanrocchino sulle spalle, cappello a larga tesa legato sotto il mento, bordone e bisaccia, andavano i “romei”, i pellegrini diretti a Roma. Ma l’itinerario non insegue queste ombre; per la strada – si va da sud a nord, da Ravenna a Mestre – l’impressione paesistica è data dall’alternarsi di immagini di bonifica e di reliquie dell”ambiente umido’. I mutamenti del litorale si possono valutare nella cartografia: Ravenna era fra lagune e del suo porto romano e della flotta (“classis”) resta il ricordo nel toponimo di Classe fra i campi; in epoca etrusca, per esempio, l’onda adriatica si smorzava su dune sabbiose in un punto a mezza via tra Pomposa e Codigoro e dove sono ora le case di Taglio di Po; oggi il faro della Bocca del Po di Pila è km 25 più a est, per contro le ‘valli’ rispecchiavano le nubi nelle loro acque, in tempi non remoti, quasi altrettanti chilometri a ponente di Comacchio. Con le valli di Comacchio e il delta padano, si sono citati due ‘fuochi’ del paesaggio che si percorre; il terzo è la Laguna Veneta, un altro universo intermedio tra mare e terra, ‘natura’ salvata dalla prudenza della Serenissima, vibrazione di colori mutevole quanto il cielo.

 

PERCORSO

Si lascia Ravenna verso nord per la statale 309, Strada Romea, che attraversa la pineta di S. Vitale. A Porto Garibaldi si devia a sinistra, verso l’interno, per la visita di Comacchio; da qui una deviazione di km 18 sulla strada per Alfonsine percorre l’argine Agosta. Si torna quindi verso la costa e si riprende per breve tratto la Romea; poi dal bivio per San Giuseppe si segue per strade minori il percorso Borgo Manara-Valle Bertuzzi-Lido di Volano-Volano-abbazia di Pomposa. Si è qui di nuovo sulla Strada Romea che si segue in direzione nord, abbandonandola solo per due deviazioni: la prima conduce alla Riserva naturale del Gran Bosco della Mésola (da un bivio a km 7 da Pomposa); la seconda raggiunge Ca’ Tiepolo da Taglio di Po, con un percorso di km 12 lungo il Po di Venezia. Dopo la visita di Chioggia, si percorrre ancora la Strada Romea, anche nel tratto che ‘perimetra’ la Laguna Veneta, sino a Mestre.

 

SOSTE

Comacchio, un tempo tra ‘valli’ d’acqua, oggi piuttosto tra terreni di bonifica, intersecata da canali, modesta, tuttavia di intenso carattere; la singolarità del paesaggio vallivo ben risulta tuttora percorrendo l’argine Agosta, sulla strada per Alfonsine. Volano, villaggio sul Po di Volano, la foce del quale è riserva naturale. Abbazia di Pomposa**: il campanile del Mille ne segna il sito, solitario nella vasta pianura; è un suggestivo complesso monumentale, tra i più insigni del romanico. Riserva naturale Bosco della Mésola (vedi Pomposa, abbazia), residuo di una tenuta di caccia estense, riserva naturale; si visita solo in parte a piedi o in bicicletta. Mésola (vedi Pomposa, abbazia), cinquecentesca residenza di caccia estense. Ca’ Tiepolo (vedi Porto Tolle): la località, nell’isola della Donzella, è sede del comune di Porto Tolle; si raggiunge con un percorso lungo il Po di Venezia, scoprendo l’universo di illimitati spazi e variate acque del Delta. Chioggia*, città nell’angolo meridionale della Laguna Veneta, con le case, le calli, i canali, i colori e i suoni di una Venezia popolaresca, goldoniana. La Malcontenta (vedi Riviera del Brenta) o villa Foscari, di Andrea Palladio, è a poche centinaia di metri dalla Strada Romea (a destra, al bivio per Fusina).Mestre: la piazza Ferretto, il Duomo, la torre dell’Orologio, qualche altro frammento antico rivelano che la città non è solo la discussa appendice industriale di Venezia e l’anonimo quartiere residenziale di quanti l’hanno abbandonata.

 

CURIOSITA’

Estate 1849: Garibaldi era partito da Roma, non più difendibile, con quattromila uomini, il 3 luglio “per mantenere in vita la rivoluzione ovunque potesse” (Denis Mack Smith). Non era più tempo di rivoluzione e la ritirata fu disastrosa: il 31 luglio aveva congedato i suoi uomini a San Marino; con un paio di centinaia di compagni, traversate le linee austriache, si era imbarcato a Cesenatico, sperando di raggiungere Venezia. Le tredici barche garibaldine furono avvistate nella notte di luna da una nave austriaca; tre sole erano sfuggite prendendo terra a Magnavacca, oggi Porto Garibaldi, i trenta che le occupavano si dispersero. La compagna di Garibaldi, Anita, che aveva raggiunto il suo uomo a Roma e lo aveva sempre seguito, incinta di cinque mesi, presto febbricitante probabilmente di malaria, morì il giorno dopo lo sbarco, il pomeriggio del 4 agosto, mentre la portavano verso il letto su per le scale della vaccheria del marchese Guiccioli, una delle fattorie sparse che formavano il villaggio delle Mandriole. Il Capanno Garibaldi, nella pineta di S. Vitale, ripete, ricostruito dopo un incendio che lo distrusse nel 1911, quello in cui il fuggiasco restò nascosto la notte tra il 6 e il 7 agosto. La rete clandestina rivoluzionaria ravennate lo condusse poi in salvo a un imbarco a Cala Martina nel golfo di Follonica, il 2 settembre.